Piedi piatti?
È frequente valutare “probabili” piedi piatti.
Il percorso tradizionale è quasi sempre lo stesso: dal pediatra all’ortopedico al podologo per “confezionare” 2 bei plantari. Tutto valutato in modo statico come da protocollo.
Un piede normale è: senza dolore, non rigido. Le dita normali non ad artiglio, alluce diritto. Il tallone leggermente valgo, se è in asse con la tibia è indice di rigidità funzionale. Deve essere presente un leggero arco plantare.
L’appoggio al suolo del piede può variare come nella figura
Se, e ripeto se, il problema è il piede va valutato anche il comportamento del calcagno che genera o adatta l’appoggio del piede, del ginocchio che si adatterà in rotazione interna generando nel tempo dolori al ginocchio. Risalendo, il femore anch’esso in rotazione interna che obbligherà una antiversione del bacino che a sua volta farà aumentare la lordosi lombare. L’adattamento della lombare si ripercuote su tutta la colonna vertebrale con conseguenti problemi dolorosi lombari, dorsali, cervicali. Questo per un adattamento ascendente. Quando valutiamo i piedi ed il loro appoggio è difficile non tener conto del resto del corpo. Per lo stesso sistema di adattamento, anche problemi generati dal resto del corpo possono causare un adattamento dei piedi e appoggio. È un adattamento discendente.
È quindi chiaro che se ho un piede tendenzialmente piatto può essere un adattamento ad altri problemi che siano posturali, oculari, occlusali, deglutizione scorretta, viscerali, del bacino (es: per cadute sul sacro), etc...
Va bene la valutazione strutturale dell’ortopedico per escludere patologie delle ossa. Ma non dimentichiamo che il piede è un segmento del corpo che deve essere sia stabile per sostenere il peso del corpo ma deve essere anche molto dinamico per consentirci di camminare correre, saltare. Quindi è fondamentale una valutazione funzionale che ricerchi le relazioni con il resto del corpo. Il più delle volte con opportuni trattamenti e ginnastica mirata si possono evitare o ridurre di molto il tempo dell’utilizzo dei plantari e provare a evitare i sempre più frequenti (ultimamente sembra una moda) interventi chirurgici di “calcaneo stop”.
Prima di fare una scelta chiedete un consulto osteopatico, avrete un punto di vista professionale che vi aiuterà nelle vostre scelte terapeutiche.
Come affronta il problema dei piedi piatti l’osteopata?
Effettua una valutazione osteopatica e posturale dalla quale si evidenzia la disfunzione primaria. Seguirà un trattamento manuale personalizzato in relazione alle disfunzioni evidenziate ed un riequilibrio posturale per ridurre gli adattamenti del piede.
Come detto, i problemi discendenti possono causare un adattamento del piede in un piattismo funzionale. In questi casi, il plantare come soluzione non ha senso o almeno potrebbe essere utile ma dopo aver riequilibrato le altre parti del corpo. In un piede in evoluzione attenzione alle scarpe con rialzi o fantomatici plantari fisiologici. Ricordate che nasciamo con i piedi nudi, questa è la fisiologia. Pertanto bisogna utilizzare scarpe con suola più piatte possibili facendo attenzione che sia presente una buona contenzione del retropiede/tallone. È preferibile un piede piatto ad un piede cavo. Appena possibile camminare a piedi nudi... e soprattutto fare attività fisica senza per forza dover diventare dei campioni. Tra scuola, compiti e giochi statici (playstation, tablet etc…) stiamo troppo tempo fermi!
L’osteopatia non sostituisce le cure mediche, ma può prevenirle!